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Movimento contro la guerra


La celebre xilografia di Albrecht Dürer de “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” apriva il sito web del Comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra (periodo di attività: 1999—2005) e qui sta a rappresentare il lavoro che è stato portato avanti da quel gruppo di attivisti e da altri piccoli gruppi del movimento contro la guerra, come il Comitato Golfo per la verità sulla Guerra (periodo di attività: 1991—2014), nel corso degli anni. A quel lavoro si vuole riallacciare questa Sezione, proponendo dei documenti che riguardano temi di rilevante importanza: A) l’analisi geopolitica e la critica delle relazioni internazionali; B) gli armamenti, la minaccia nucleare, il disarmo e la smilitarizzazione; C) la riflessione e l’azione pacifista e nonviolenta.

C’è da prendere innanzi tutto posizione contro la guerra di aggressione di Vladimir Putin e dello Stato russo nei confronti dell’Ucraina e vogliamo farlo proponendo 2 documenti, ai quali diamo la nostra ferma adesione: la lettera aperta di dissociazione degli studiosi e scienziati russi e il comunicato degli zapatisti che arriva dal Sud-Est messicano. Trovate sotto per esteso i 2 documenti.
Seguiranno in questi giorni così difficili i contributi che ci sembrano più interessanti, suddivisi in maniera da renderne più facile la consultazione, man mano che aumenteranno di numero.

In questa sezione separata trova spazio quella che era una pagina-web del Dipartimento di Fisica dell’Università Federico II di Napoli che presentava l’attività di documentazione sulla guerra di studenti e docenti (nei primi anni del 2000). Vi sono contenuti dei documenti che sono tuttora molto utili.



Lettera aperta di studiosi, scienziati ed esponenti del giornalismo scientifico russi contro la guerra con l’Ucraina

“Troickij variant”, 24.02.2022 (pagina attualmente oscurata) (ora spostata qui, con le firme che sono oltre 8 mila dalle 600 iniziali)


Noi, studiosi, scienziati ed esponenti del giornalismo scientifico russi, esprimiamo una decisa protesta contro le azioni di guerra intraprese dalle forze armate del nostro paese contro i territori dell’Ucraina. Questo passo fatale comporta innumerevoli vite umane e mina le basi del sistema consolidato della sicurezza internazionale. La responsabilità dell’avere scatenato una nuova guerra in Europa è tutta della Russia.

Per questa guerra non ci sono giustificazioni. I tentativi di sfruttare la situazione del Donbass come occasione per aprire un teatro di guerra non sono per niente credibili. È del tutto evidente che l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza del nostro paese. La guerra contro di essa è ingiusta e manifestamente priva di senso.

L’Ucraina è stata e continua ad essere un paese a noi vicino. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi che condividono le nostre ricerche scientifiche. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto assieme contro il nazismo. L’atto di scatenare una guerra per le ambizioni geopolitiche del governo della Federazione Russa – mosso da dubbie fantasie storiche – rappresenta un cinico tradimento perpetrato alla loro memoria. Noi rispettiamo l’autonomia statale dell’Ucraina che si regge su valide istituzioni democratiche. Capiamo la scelta europea dei nostri vicini. Siamo convinti che tutti i problemi che riguardano i nostri due paesi possono essere risolti pacificamente.

Scatenando questa guerra la Russia si è autocondannata a un isolamento internazionale, allo status di paese-maledetto Questo significa che noi, studiosi e scienziati, non potremo più svolgere il nostro lavoro come abbiamo fatto finora in quanto la ricerca scientifica è impensabile senza la collaborazione con colleghi stranieri. L’isolamento della Russia dal mondo comporta un ulteriore degrado, culturale e tecnologico, del nostro paese e una totale mancanza di prospettive positive. La guerra con l’Ucraina è un salto nel buio.

Fa male riconoscere che il nostro paese, che ha portato un contributo fondamentale alla vittoria sul nazismo, è ora diventato la miccia di una nuova guerra nel continente europeo.
Chiediamo l’immediata sospensione di tutte le azioni militari condotte contro l’Ucraina.
Chiediamo il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello stato ucraino.
Chiediamo la pace per i nostri due paesi!




“No habrá paisaje después de la batalla”


Questo è un documento della Commissione Sesta dell’EZLN in Messico (la traduzione è a cura del collettivo Maribel di Bergamo ed è stato pubblicato, tra gli altri, su effimera.org, da cui è riprodotta anche la foto di sopra):


Ai firmatari della Declaración por la Vida
Alla Sexta nazionale e internazionale
Compañer@s y herman@s

Esprimiamo il nostro pensiero e parole su quanto sta accadendo attualmente nella geografia che chiamano Europa.

PRIMO - C’è un aggressore, l’esercito russo. Ci sono interessi dei grandi capitali in gioco, da entrambe le parti. Coloro che ora patiscono i deliri di alcuni ed i subdoli calcoli economici di altri, sono i popoli di Russia e Ucraina (e, forse presto, quelli di altre geografie vicine o lontane). Da zapatisti quali siamo, non sosteniamo l’uno o l’altro Stato, ma piuttosto coloro che lottano per la vita contro il sistema.
Durante l’invasione multinazionale dell’Iraq (quasi 19 anni fa) guidata dall’esercito americano, ci furono mobilitazioni in tutto il mondo contro quella guerra. Nessuno sano di mente allora pensava che opporsi all’invasione fosse mettersi dalla parte di Saddam Hussein. Ora è una situazione simile, anche se non la stessa. Né Zelensky né Putin. Fermate la guerra.

SECONDO - Diversi governi si sono allineati da una parte o dall’altra, facendolo su calcoli economici. Non vi è alcun valore umanistico in loro. Per questi governi e i loro “ideologi” ci sono interventi-invasioni-distruzioni buone e ce ne sono di cattive. Le buone sono quelle portate avanti dai loro affini, e le cattive sono quelle perpetrate dai loro opposti. Il plauso/lamento all’argomento criminale di Putin per giustificare l’invasione militare dell’Ucraina, si trasformerà in lamento/plauso quando, con le stesse parole, si giustificherà l’invasione di altri popoli i cui processi non sono di gradimento al grande capitale.
Invaderanno altre geografie per salvarli dalla “tirannia neonazista” o per porre fine ai “narco-stati” vicini. Ripeteranno quindi le stesse parole di Putin: “dobbiamo denazificare” (o il suo equivalente) ed abbonderanno di “ragionamenti” di “pericoli per i propri paesi”. E poi, come ci dicono le nostre compagne in Russia: “Le bombe russe, i razzi, le pallottole volano verso gli ucraini senza chiedere le loro opinioni politiche e la lingua che parlano”, ma cambierà la “nazionalità” delle une e delle altre.

TERZO - I grandi capitali e i loro governi “occidentali” sono rimasti in poltrona a contemplare – e persino incoraggiare – la situazione che si stava deteriorando. Poi, una volta iniziata l’invasione, hanno aspettato di vedere se l’Ucraina avrebbe resistito, calcolando ciò che si poteva trarre da un risultato o dall’altro. Poiché l’Ucraina resiste, si cominciano ad emettere fatture per “aiuti” che verranno riscosse in seguito. Putin non è l’unico ad essere sorpreso dalla resistenza ucraina.
I vincitori di questa guerra sono le grandi industrie degli armamenti e i grandi capitali che vedono l’opportunità di conquistare, distruggere/ricostruire territori, ovvero, creare nuovi mercati di merci e di consumatori, di persone.

QUARTO - Invece di rivolgerci a quello che diffondono i media e i social network delle rispettive parti – che entrambe presentano come “notizie” – o alle “analisi” nell’improvvisa proliferazione di esperti di geopolitica e nostalgici del Patto di Varsavia e della NATO, abbiamo cercato e chiesto a coloro che, come noi, sono impegnati nella lotta per la vita in Ucraina e in Russia.
Dopo diversi tentativi la Commissione Sexta Zapatista è riuscita a mettersi in contatto con i nostri famigliari di resistenza e ribellione nelle geografie che chiamano Russia e Ucraina.

QUINTO - In breve, questi nostri famigliari, che oltretutto sventolano la bandiera della A libertaria, sono decisi: in resistenza quelli che sono nel Donbass e in Ucraina; e in ribellione coloro che percorrono e lavorano per le strade e i campi della Russia. In Russia ci sono persone arrestate e pestate per aver protestato contro la guerra. In Ucraina ci sono persone assassinate dall’esercito russo. Li unisce tra loro, e loro con noi, non solo il NO alla guerra, ma anche il rifiuto di “allinearsi” con i governi che opprimono la loro gente.
In mezzo alla confusione e al caos da entrambe le parti, le loro convinzioni restano salde: la loro lotta per la libertà, il loro ripudio dei confini e dei loro Stati Nazione e le rispettive oppressioni che cambiano solo bandiera.
Il nostro dovere è sostenerli al meglio delle nostre possibilità. Una parola, un’immagine, una melodia, una danza, un pugno alzato, un abbraccio – anche da geografie lontane – sono un sostegno che animerà i loro cuori.
Resistere è persistere ed è prevalere. Sosteniamo questi famigliari nella loro resistenza, cioè nella loro lotta per la vita. Lo dobbiamo a loro e lo dobbiamo a noi stessi.

SESTO - Per quanto sopra, invitiamo la Sexta nazionale e internazionale che non l’ha ancora fatto, secondo i propri calendari, geografie e modi, a manifestare contro la guerra e a sostegno di ucraine e ucraini e di russe e russi che lottano nelle loro geografie per un mondo con libertà.
Nello stesso tempo, invitiamo ad appoggiare economicamente la resistenza in Ucraina attraverso i numeri di conto corrente che ci indicheranno a suo tempo.
Da parte sua, la Commissione Sexta dell’EZLN sta inviando un piccolo aiuto a quanti, in Russia e Ucraina, combattono la guerra. Sono stati inoltre avviati contatti con i nostri famigliari in SLUMIL K´AJXEMK´OP per creare un fondo economico comune per sostenere coloro che resistono in Ucraina.

Senza doppiezze, gridiamo e invitiamo a gridare ed esigere: Fuori l’Esercito Russo dall’Ucraina.

Se continua e, come prevedibile, cresce, forse poi non ci sarà nessuno a rendere conto del paesaggio che resterà dopo la battaglia.

Dalle montagne del Sudest Messicano
Subcomandante Insurgente Moisés e SupGaleano
Commissione Sexta dell’EZLN
2 marzo 2022


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La lettera degli scienziati russi è stata pubblicata dall’Accademia Nazionale dei Lincei, che ha espresso piena e vicina solidarietà ad essi e a tutte le istituzioni accademiche ucraine.
Quanto al comunicato dell’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale), abbiamo voluto riportarne per intero il testo perché esso ci è sembrato nella sua semplicità e sincerità un messaggio tra i più efficaci contro la guerra, un messaggio che ancora si può considerare come l’espressione di un autentico internazionalismo dei popoli.

Ma qui iniziamo il lavoro.



A) L’analisi geopolitica ed economica e la critica delle relazioni internazionali.

1) Da “Le Monde diplomatique - il manifesto” suggeriamo un articolo di analisi, scritto a gennaio del 2022, Ucraina, il perché della crisi di David Teurtrie:
inizio in prima pagina e continuazione in ultima.

2) Da uno dei maggiori esponenti attuali della scuola economica improntata allo sviluppo sostenibile, Jeffrey Sachs (economista illustre, prima alla Harvard University e poi alla Columbia), viene una critica all’operato dei governi statunitensi nei confronti della Russia, sin dalle fasi finali della Guerra Fredda e in particolare dopo la dissoluzione della Unione Sovietica.
Federico Fubini, per il Corriere della Sera, lo ha intervistato, mettendolo anche alle strette, in quanto partecipe del piano (“shock therapy”) suggerito e messo in pratica nella Russia di Boris Yeltsin per la transizione all’economia di mercato. Ecco l’intervista, molto interessante.

3)“Lettera da Kiev alla sinistra occidentale” è un articolo del 25 febbraio pubblicato dallo storico e attivista socialista ucraino Taras Bilous. Questo è l’articolo, che ha avuto una vasta eco internazionale. Esso è stato tradotto e pubblicato in Italia dalla rivista LEFT. Ci sembra importante proporlo perché la critica che contiene e i rimandi bibliografici a cui fa riferimento hanno suscitato un ragguardevole dibattito e costituiscono, a nostro parere, un tassello che contribuisce alla comprensione degli eventi e delle loro implicazioni.

4)Ilan Pappé è uno storico israeliano che, dopo aver insegnato all’Università di Haifa (fino al 2008), si è trasferito nel Regno Unito ed insegna all’Università di Exeter. Appartiene al gruppo dei “Nuovi Storici” che ha sottoposto a profonda revisione la storiografia relativa alla nascita dello Stato d’Israele ed è tra i più critici nei confronti della leadership israeliana. Una sua riflessione a caldo, pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, ha un valore più generale: Le quattro lezioni dell’Ucraina accompagnate da un precedente articolo dedicato al Campo Profughi della città di Jenin (purtroppo ancora una volta alla ribalta per l’uccisione della giornalista Shireen Abu Akleh di Al Jazeera l’11 maggio 2022).

5) Ci sembra importante proporre la lettura di due articoli dedicati alla crisi attuale e alla figura di Enrico Berlinguer, segretario del PCI dal 1972 fino alla morte improvvisa nel 1984, del quale il 25 maggio ricorre il centenario dalla nascita. Una lettura assai utile soprattutto per i più giovani, che potrebbero non conoscerlo affatto, ma anche perché negli articoli si dà risalto alla posizione di Berlinguer rispetto alla NATO. Il primo articolo, di più ampio respiro, ha un suo interesse maggiore perché scritto da Aldo Tortorella, ultimo grande dirigente del PCI tuttora attivo, all’età di 96 anni. Mentre il secondo articolo è di Guido Liguori e riguarda più specificamente la famosa intervista di Giampaolo Pansa per il Corriere della sera del 15 giugno 1976.

6)Franco Ferrari è un saggista che si è dedicato negli ultimi anni al progetto di “Transform! italia” (Fondazione “transform! europe” collegata ai partiti della Sinistra Europea). Ferrari, tra l’altro studioso dei movimenti e dei partiti della sinistra, in Europa e non solo, ha dedicato alcuni articoli di analisi al periodo che si è aperto con il crollo del Muro di Berlino. Ci è sembrata interessante un’analisi preliminare, dopo il primo mese dell’invasione devastante dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, “Guardiano, a che punto è la notte?”.
I due articoli originali sono riuniti in questa nuova edizione. A completamento di quella analisi, ci sembrano molto utili altri due articoli dello stesso Ferrari, riuniti in una edizione revisionata.


B) gli armamenti, la minaccia nucleare, il disarmo e la smilitarizzazione.

1) Un appassionato fisico e saggista, Angelo Baracca, interviene sui pericoli dell’attuale gestione degli armamenti nucleari in questi 2 articoli (del 27 febbraio e del 2 marzo ’22), avendo già presentato un importante aggiornamento sulla situazione delle armi nucleari (21 febbraio ’22), sull’agenzia di stampa Pressenza.


2) Il 16 marzo 2022 la Camera dei deputati ha approvato, con 391 voti favorevoli su 421 presenti, un Ordine del giorno, collegato al “decreto Ucraina”, che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2% del PIL.
Questo è il commento di Enrico Piovesana dell’Osservatorio sulle spese militari italiane (MIL€X), che contiene il testo dell’OdG ed il collegamento all’ultimo studio dello stesso Osservatorio. Da questo studio di MIL€X, ecco nell’immagine a sinistra l’andamento delle spese militari in Italia:

3)E la spesa per le ARMI nel mondo? Ebbene, gli studi più autorevoli sono prodotti dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI).
Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, ci introduce all’ultimo importante report del SIPRI dell’aprile 2022:

  «La spesa mondiale per le armi, cioè quanto i governi di tutto il mondo stanziano per armi ed eserciti, secondo il Sipri di Stoccolma si è attestata lo scorso anno a ben 2.113 miliardi di dollari totali, il 2,2% del Prodotto Interno Lordo mondiale. Una crescita nel 2021 dello 0,7% rispetto al 2020, pur in periodo di piena pandemia, che conferma il rafforzamento già in corso dal 2014. In media gli Stati hanno allocato quasi il 6% dei propri budget pubblici per le attività e strutture militari, con aumenti registrati in Asia, Oceania, Europa ed Africa e piccole diminuzioni sia in Medio Oriente che nelle Americhe.
  «Ai vertici i “soliti noti”: primi gli Stati Uniti che, nonostante una leggera flessione in termini reali, hanno superato gli 800 miliardi di dollari (38% mondiale) seguiti dalla Cina che sfiora i 300 miliardi (14% sul globale); le due vere superpotenze globali superano dunque la metà del totale. A una certa distanza troviamo India (76,6 miliardi), Regno Unito (68,4 miliardi) e Russia (65,9 miliardi), con la “Top 5” che raggiunge dunque il 62% complessivo. Nelle successive cinque posizioni Francia, Germania, Arabia Saudita, Giappone e Corea del Sud: i primi dieci Paesi da soli sono responsabili dei tre quarti della spesa militare mondiale.
  «L’Italia si colloca all’undicesimo posto con 32 miliardi di dollari, ma sappiamo già dalle stime previsionali per il 2022 dell’Osservatorio Mil€x che la crescita sarà ulteriore anche nell’anno in corso. Se consideriamo i primi quindici paesi della classifica (dopo di noi Australia, Canada, Iran e Israele) raggiungiamo una quota dell’81% che conferma come siano pochi gli Stati con una potenza militare di un certo rilievo.»

Questo è l’intero articolo di Vignarca, dal Manifesto del 28 aprile 2022, con i riferimenti alla “Global Campaign on Military Spending”.



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C) La riflessione e l’azione pacifista e nonviolenta.

1) 30 anni fa, il 28 e 29 febbraio del 1992, si svolgeva a Napoli il convegno «Guerra del Golfo, “nuovo ordine mondiale”», organizzato dal Comitato Golfo (per la verità sulla guerra) napoletano, ad un anno dalla Prima Guerra del Golfo. Protagonista di quel convegno fu padre Ernesto Balducci, infaticabile “combattente per la pace”, che sarebbe morto solo 2 mesi dopo in un incidente automobilistico. Pubblichiamo la trascrizione dell’intervento di Balducci, perché pur nella immediatezza e discorsività (ora segnata dal tempo) contiene alcuni elementi del suo pensiero critico che sono ancora attuali.
Iniziava con gli eventi del 1990 e ’91 quello che sembra ora il prolungamento inaspettato del Secolo breve.

2)Raniero La Valle, per molti di noi (attivisti contro la guerra), è stato un grande esempio di laico rigoroso, cattolico, di rara e lucida perspicacia. Avendo colto in anticipo e con preoccupazione l’avvento della dottrina di un “Nuovo Ordine Internazionale” (propagandato dai governi degli USA), nel 1992 ci incitava a leggere con urgenza il libro ideato da Ernesto Balducci assieme agli autori, Umberto Allegretti, Manlio Dinucci e Domenico Gallo, “La strategia dell’impero”, edito dalle Edizioni Cultura della Pace di Fiesole (1992).
Oggi, all’età di 91 anni, scrive su “il manifesto” questo articolo: “Per fermare l’aggressione, al tavolo devono sedersi Biden e Putin” (19 marzo 2022).

3)Luigi Ferrajoli, giurista e filosofo del diritto di fama internazionale, ha dedicato gli ultimi anni alla elaborazione di una “Costituzione della Terra” («Non è un’utopia. È l’unica strada per salvare il pianeta, per affrontare la crescita delle disuguaglianze e la morte di milioni di persone nel mondo per fame e mancanza di farmaci, per occuparsi del dramma delle migrazioni forzate, per difendersi dai poteri selvaggi che minacciano la sicurezza di intere popolazioni con i loro armamenti nucleari»).
È intervenuto su “il manifesto” con la proposta che l’Assemblea delle Nazioni unite si convochi in seduta pubblica e permanente sull’Ucraina. Ecco i suoi 2 articoli (16 e 26 marzo ’22).

4) Uno degli autori del libro “La strategia dell’impero”, citato sopra, è Domenico Gallo, magistrato e giurista. È interessante e sempre illuminante seguire la sua riflessione nei giorni della guerra contro l’Ucraína, attraverso gli articoli affidati al sito “volerelaluna.it” e a “il manifesto”. Questa è una raccolta (aggiornata al 3 maggio ’22). Un’altra riflessione da seguire con attenzione è quella di Marco Revelli, politologo, sociologo, storico e attivista politico. Proponiamo una raccolta degli articoli del tempo di guerra.

5) Il termine “pacifista” è frainteso, spesso abusato e anche manipolato. Per una persona della statura di Ernesto Balducci fu coniato il termine di “combattente per la pace”. All’inizio e a preambolo del suo intervento riproposto sopra, padre Balducci avvertiva:

Il termine pacifista è un termine tutto sommato inventato dagli avversari. Con il pacifismo si vuole indicare un atteggiamento nei confronti dello strumento ‘guerra’ di totale ripudio, in nome di una inconciliabilità tra violenza e coscienza, quindi a livello dell’imperativo etico. E vi dirò: io sono pacifista anche in questo senso. Però nell’area del confronto politico - oggi questa è la mia posizione - il ripudio della soluzione armata non deriva semplicemente da un imperativo della coscienza, deriva da una fedeltà alle acquisizioni giuridiche compiute dall’umanità nel suo cammino nel dopoguerra. Per dirla in breve, il pacifismo è l’unica via della legalità internazionale. Ogni altra via è illegale: in rapporto a norme codificate; quindi, non a norme che appartengono all’apriori trascendentale della coscienza ma a norme codificate.

Per dare qui un esempio di una riflessione di un attivista contro la guerra, molto motivato e informato, ma nella vita medico e nonno, tra i fondatori dell’associazione napoletana “Marco Mascagna”, vogliamo proporre uno scritto del dottor Pio Russo Krauss: Alcune riflessioni sulla guerra in Ucraína. La versione che presentiamo è l’integrazione di due versioni successive dello stesso scritto. Ce ne scusiamo con l’autore: è solo nostra la responsabilità dei piccoli interventi di “taglia e cuci” finalizzati alla maggior completezza e chiarezza del pensiero.
E, appunto, per completezza, non possiamo trascurare la voce di un magistrato, che per 15 anni, dall’inizio degli anni ’90, ha guidato Magistratura democratica, Livio Pepino:
il suo articolo del 21 aprile, sempre dall’ottimo sito-web “volerelaluna.it”.

6) “Per una soluzione di pace” è il titolo di una conferenza stampa che si è svolta a Roma il 5 maggio ’22. Forse appare illusorio il progetto di una conferenza internazionale sulla sicurezza e la cooperazione del tipo di quella di Helsinki (1973-75), ma siamo convinti che sarebbe la cosa giusta e necessaria da fare, «l’unica via della legalità internazionale» parafrasando Balducci. Questa proposta dovrebbe diventare possibile attraverso la pressione dal basso del movimento contro la guerra.
Gaetano Azzariti, costituzionalista e saggista ha presentato questa idea in alcuni articoli su “il manifesto” e in questo breve video (di 2 minuti e mezzo) in margine alla conferenza stampa di Roma.
Il Presidente Mattarella ha manifestato la stessa suggestione nel suo discorso a Strasburgo al Consiglio d’Europa del 27 aprile ’22. Ci sembra utile, a questo punto, proporre un estratto dell’Atto Finale di Helsinki del 1975. E a questo punto, in tema di Costituzione e invio di armi, è opportuno precisare alcune cose, per farsi un’opinione più completa, indispensabile su un tema così delicato, riportando le convinzioni di altri due importanti costituzionalisti, Massimo Villone e Sabino Cassese, in questi articoli.


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Questo è un piccolo omaggio a Virginia Woolf, un breve e bellissimo scritto dell’agosto del 1940, non molto conosciuto:
            «Pensare la pace durante un raid aereo»
Si tratta di una nuova traduzione apparsa nella Rivista telematica di studi sulla memoria femminile, DEP “Deportate, esuli, profughe”, dell’Università di Venezia. In maniera diretta e intensa, Virginia Woolf riflette e s’interroga (e ci interroga) su come offrire al giovane soldato la via delle emozioni creative, per compensarlo della rinuncia alla gloria che avrebbe potuto ottenere con l’uso delle armi.