Questa è l’ultima intervista in
video di Rossana Rossanda. Fu trasmessa il 26
ottobre 2018 nella trasmissione PropagandaLive, condotta da Diego Bianchi
su LA7. Si può leggere anche la trascrizione
dell’intervista.
“La compagna di Milano”, un
documentario dedicato a Rossana Rossanda e
inserito nella serie “italiani” di Rai
Storia, è stato realizzato da Giuseppina Rossi
e trasmesso da Rai3 il 21 e 22 settembre 2020.
Ripercorre brevemente (circa mezz’ora) la vita
di Rossana Rossanda e il suo impegno di
intellettuale e militante politica.
Volterra - Centro Interculturale di
Villa Palagione - 1997
In occasione di una conferenza
dell’Associazione delle donne scienziate
democratiche (tedesca, Bund demokratischerWissenschaftlerinnen), Rossana Rossanda
viene intervistata con intelligenza dalla FondazioneRosa Luxemburg (Berlino), che è il
centro studi del Partito della Sinistra (DieLinke); è un documento poco conosciuto,
riedito in occasione della morte, nel quale si
dispiega l’analisi penetrante e illuminante di
Rossana del ruolo dei comunisti tra passato e
presente.
RAI - Tribuna elettorale - 1963
Imperdibile! Un tempo in TV esistevano le
“Tribune elettorali”, che andavano in onda
prima delle elezioni e ciascun partito aveva
la possibilità di gestire in autonomia uno
spazio televisivo con una certa durata
assegnata. Qui siamo nel 1963, e per il
Partito Comunista Italiano siedono intorno ad
un tavolo: Umberto Terracini, Giancarlo
Pajetta, Rossana Rossanda e Achille Occhetto
(durata: 16 minuti).
Roma, piazza Santi Apostoli, 24
settembre 2020.
Si riuniscono, per un «funerale atipico senza
bara e con tanti ricordi», «almeno tre
generazioni di compagni e amici in una piazza
che più di così, dati i tempi, non poteva
riempirsi».
Scriverà.. Eleonora Martini, sul manifesto
del giorno dopo:
Mancava solo il mare, l’amato
mare, a raccontare qualcosa di lei. E
forse solo il mare, in cui nuotava per ore
da sola perdendosi all’orizzonte, e che è
stato l’ultimo (esaudito) desiderio,
avrebbe potuto restituire l’intera essenza
di una donna che «stava stretta a
qualsiasi definizione», che «non era di
nessuno», «inappropriabile perché sfuggiva
ad ogni identità certificata che
ingabbiasse la sua irriducibile
singolarità».
Studiosa famelica di filosofia ancora
prima che diventasse «Miranda», partigiana
«perché c’è bisogno anche di intervenire»,
marxista «ortodossa» come amava definirsi,
comunista, dirigente politica, organica
del Pci e radiata dal Pci, fondatrice del
manifesto, letterata, scrittrice,
saggista, giornalista. Intellettuale e
militante.
Era tutto questo, Rossana Rossanda, come
hanno ricordato i compagni e gli amici,
riuniti ieri a Roma, in Piazza Ss.
Apostoli, ricostruendo un puzzle lungo un
secolo. Una grande storia. Eppure «non
apparteneva al Pci, né al manifesto,
e neppure alla sinistra italiana. Solo al
mondo, perché nel mondo si muoveva e del
mondo era curiosa, insaziabile». E non c’è
per lei altra definizione che le contenga
tutte, altra parola che la rappresenti
meglio se non «libera e libertaria».
«Appassionata sostenitrice dell’assioma
marxiano che la libertà di uno vale la
libertà di tutti; altro che algida e
fredda come chi non la conosceva
abbastanza l’ha definita», ricorda Franco
Cavalli, medico oncologo e socialista
svizzero che di lei, come pure ha fatto
Antonio Bassolino, ha evocato la grande
generosità dimostrata accompagnando Lucio
Magri nel suo ultimo viaggio verso il
suicidio assistito in Svizzera: «Loro due
insieme – ha raccontato Cavalli – fino
all’ultimo secondo hanno discusso del
futuro della sinistra italiana».
Un’immagine potente e struggente insieme,
come le tante regalate dal piccolo palco
dove campeggiava il bel volto di Rossana
Rossanda, per un «funerale atipico senza
bara e con tanti ricordi», come lo ha
definito Luciana Castellina, che insieme a
Filippo Maone e Norma Rangeri ha srotolato
il filo della storia, portandoci insieme a
Rossanda dal secolo scorso al futuro.
(...)
Una manifestazione (...) che è stata
seguita in streaming sul sito e sulla
pagina Facebook del manifesto da oltre 70
mila persone, che hanno lasciato centinaia
di saluti e commenti.
Ninetta Zandegiacomi, che insieme a
Luciana Castellina e Filippo Maone è tra i
soli sopravvissuti del nucleo storico dei
fondatori del manifesto, ricorda gli anni
«duri, difficili, entusiasmanti ma non
proprio belli» della Resistenza, della
«lotta per prenderci la libertà, per dare
la democrazia a questo Paese». Rossana?
«Un tesoro», mormora con gli occhi che le
si riempiono di lacrime rispondendo alla
domanda della cronista, prima di salire
sul palco.
Rossanda è tanto, troppo per raccontarla.
Filippo Maone parla dell’«attrattiva che
ha esercitato su diverse generazioni»,
dovuta ad «un’energia interiore» e ad una
«spiccata sensibilità artistica» che l’ha
fatta diventare punto di riferimento per
«una straordinaria moltitudine, sua
figliolanza». Anche se lei, che figli non
ne ha avuti, forse non ne era consapevole.
Rossanda è la dirigente che al Pci ha dato
un punto di vista culturale altissimo,
«una rivoluzionaria che ha fatto onore al
comunismo che altri hanno infangato»,
nelle parole di Aldo Tortorella. Il
contrario del fanatismo, nessun dogma da
propinare.
Il suo insegnamento, sottolinea Emanuele
Macaluso, è ancora materia prima per le
nuove generazioni. «La sua vita – per
Fabio Mussi – è un monumento politico che
le è valso il rispetto anche degli
avversari».
(...) Ida Dominijanni ha ricordato la
«vita da incanto» vissuta da RR, come la
chiamavamo a volte in redazione, noi che
in via Tomacelli siamo arrivati per
ultimi, la sua «sensorialità per l’arte,
il cinema», la musica, la danza…
«Sfuggiva ad ogni identità certificata»,
ricorda Dominijanni che aggiunge: «Niente
è comprensibile nel suo essere, al di
fuori della passione per la libertà. Per
lei “quotidiano comunista” voleva dire il
contrario dell’ideologia, del conformismo,
dell’autoritarismo».
Amava i giovani e aveva profonda
sorellanza per le donne, testimonia Maria
Luisa Boccia. «Era una comunista a cui non
piaceva né obbedire né mentire», aggiunge
Ginevra Bompiani. Il giovane amico Stefano
Iannillo ricorda come «a volte, anche
negli ultimi mesi della sua vita, sembrava
che passasse le giornate in giro, a
conversare con gli operai e gli studenti».
E Gabriele Polo, che del manifesto
è stato direttore, ricorda che «ci ha
insegnato la categoria politica
dell’accoglienza», a «far parte di una
comunità senza essere settari. Un
insegnamento che forse siamo ancora in
tempo a mettere in pratica».
Perché Rossana è anche il nostro futuro.
Qui vogliamo mostrare due interventi, tra
quelli che si sono susseguiti sul palco di
piazza Santi Apostoli, per un motivo: si
tratta di due amici e compagni e uno ci è
particolarmente caro; ..ci hanno lasciato, il
primo, all’inizio del 2021 e il secondo
nell’ultimo giorno del 2022. Cominciamo dal
secondo, più giovane, il «ragazzo» del manifesto,
Filippo Maone, morto il 31 dicembre del 2022
(leggi l’articolo
di Tommaso Di Francesco):
E poi il primo dei due, Emanuele Macaluso, sul
palco a 96 anni, e poi morto 4 mesi dopo
questo intervento, il 19 gennaio del 2021:
Questo è in realtà un omaggio al vecchio
dirigente comunista, iscritto clandestinamente
nel 1941 a 17 anni al Partito Comunista
d’Italia, «senza aver letto Marx, senza sapere
chi fosse Gramsci, spinto solo dalla speranza
di libertà dal fascismo», sindacalista e poi
deputato regionale in Sicilia dal 1951 al 1962
e parlamentare nazionale dal 1963 fino al
1992.
AUDIO e SCRITTO
Radio3 ha dedicato a Rossana
una puntata della trasmissione La
grande Radio il 27 settembre
2020: “Ricordo di Rossana Rossanda”.
Sono 5 pezzi brevi, montati insieme, da 4
trasmissioni dal 1979 al 2003 e collegati da
brani musicali. Vale veramente la pena
ascoltare questi 45 minuti
della trasmissione e questa che segue è la sua
presentazione dal sito di Radio3:
Il ruolo
delle donne nella Resistenza, la parola
rivoluzione, le donne e la rivoluzione.
Sono alcuni dei temi affrontati da
Rossana Rossanda nel 1979 nel programma
“Noi, voi, loro donna” (a cura di Licia
Conte), un ciclo dedicato alle “parole
della politica”. Ogni martedì Rossana
Rossanda proponeva il frutto del suo
confronto con queste parole. “Viaggio di
ritorno – Grande è il disordine sotto il
cielo” (1985, a cura di Grazia Levi) è
un cammino attraverso le idee e i libri
degli anni 70. Federico De Melis e
Roberto Andreotti dialogano con Rossana
Rossanda nel programma “I luoghi della
vita”, in onda nel 2003. In “Pomeriggio
musicale” (1982) un interessante dialogo
tra Rossana Rossanda e Paolo Terni su
alcuni brani musicali, dalla Norma e dal
Don Giovanni.
Il documento più interessante che
abbiamo avuto modo di leggere, fra i tanti
pubblicati da giornali e riviste nei giorni
successivi alla morte di Rossana, è una bella
intervista di Marco D’Eramo, storico
collaboratore de il Manifesto, che era
uscita su MicroMega N°2 del 2017. È stata
ritrovata da Pietro Santorelli. Eccola.
QUESTO SPAZIO
VERRÀ UTILIZZATO
PER FAR CONOSCERE ALCUNE DONNE
MENO NOTE DI ROSSANA...